COLLEZIONE

La fabbrica di candele steariche e sapone Saffa, denominata “Pan fiss”  

NUMERO INVENTARIO: 29

CATEGORIA

TIPOLOGIA

ANNO

PROPRIETARIO

FONTE

DATA DI RACCOLTA

Febbraio, 2024
La fabbrica Branca (Società Anonima Branca A. e C.) è stata fondata alla fine dell’Ottocento e si trovava in via Alzaia Martesana 9. Era conosciuta anche come fabbrica Bonomi, dal nome della famiglia che ne era a capo (in particolare Anna Bonomi Bolchini, proprietaria anche della Montedison). Produceva sapone e candele steariche, bruciando materiali come le ossa di animali che emanavano un odore molto forte e sgradevole. Nei primi due decenni del Novecento è diventata nota con il nome di “Pan fìss” (“pane fisso”), soprannome che alludeva allo stipendio garantito, rimarcando la differenza con le condizioni di lavoro precarie a cui erano soggetti i contadini o altri lavoratori autonomi. All’inizio del Novecento, per favorire i lavoratori della fabbrica, viene realizzato il ponte che, scavalcando la Martesana, unisce via Melchiorre Gioia all’Alzaia e quindi alla fabbrica (“pont de ferr”, visibile in foto e ancora esistente). Durante i bombardamenti dell’agosto 1943 lo stabilimento viene duramente colpito; continua negli anni successivi con una produzione ridotta, fino alla chiusura intorno agli anni Sessanta. Successivamente i ruderi della fabbrica vengono abbattuti e al loro posto viene costruito un parco pubblico, grazie all’intervento del Comitato Cassina de’ Pomi guidato da Maria Monti e Walter Montini.
M. B.
“I primi tempi, negli anni Venti, lavorare lì significava proprio avere uno stipendio fisso a differenza degli altri, poi tutti quelli che lavoravano avevano il salario garantito. Però il nome è rimasto, ma era un nome conosciuto da pochi: siamo stati noi a lanciare il nome di ‘Pan fiss’. Però siccome aveva un nome particolare è stato preso ed enfatizzato”
Gianni Banfi
“I primi anni che io avevo il negozio, nel ’62, le foto si stampavano così, con il bordo bianco, su una carta spessa quasi cartoncino. Perché non usavano carta leggera, questa era la carta fotografica che si usava allora. A me piaceva la foto con il bordo bianco, sembrava una cosa più finita”
Elettra Testoni
“La stampa della fotografia è stata realizzata su una carta spessa, quasi un cartoncino (come si usava ancora intorno agli anni ’60. Per realizzare il bordo bianco in fase di stampa analogica ci si avvaleva del marginatore, uno strumento da utilizzare insieme ad un ingranditore fotografico. Quando quest’ultimo veniva acceso, in camera oscura, la parte esposta del negativo fotografico si impressionava. Per mantenere un bordo bianco serviva posizionare il marginatore in modo che coprisse i lati. Poi, con il tempo, questa tecnica è stata soppiantata da altre, perché le foto stampate con l’ingranditore venivano fatte una ad una e quindi non rispondevano ai criteri di velocità sempre più richiesti”
Elettra Testoni